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La nuova frontiera dei diritti per gay

Mentre in Svizzera il mondo dei gay è alla ricerca di una completa parità di diritti - l'adozione e il matrimonio in piena regola, dopo l'approvazione delle unioni registrate del 2007 - , e dagli Usa arriva il sì del presidente Obama alle unioni omosessuali, in Italia si combatte ancora contro vecchie discriminazioni. Ma gli antichi pregiudizi si stanno sgretolando dopo che personalità cattoliche come il cardinal Carlo Maria Martini hanno dichiarato di non condividere le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili. "Non è male che due omosessuali abbiano una certa stabilità di rapporto e in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli" ha sostenuto Martini dialogando con il senatore Ignazio Marino. Un dialogo da cui è nato un libro "Credere e conoscere”.

Ma anche il teologo don Sandro Vitalini, pur ribadendo che il perno della società resta la famiglia, afferma: "Occorre considerare con attenzione e rispetto quelle unioni di fatto fra omosessuali che mostrano di avere una vita affettiva seria, duratura nel tempo. Il problema è stato studiato a fondo dalla nostra facoltà teologica di Friborgo, e si è giunti alla conclusione che non è permesso eguagliare il matrimonio fra eterosessuali alle unioni omosessuali. Ma nemmeno è permesso disprezzare quelle coppie di omosessuali che mostrano un livello di fedeltà simile a quella che si rileva nel matrimonio".

Una posizione che si è evoluta rispetto alle chiusure del passato. La distanza resta comunque notevole dalle concezioni e dalle richieste del mondo gay. "Ben vengano queste voci di apertura - dice Donatella Zappa, coordinatrice dell'associazione gay lesbica della Svizzera italiana "Imbarco Immediato" -, tutto serve a modificare i pregiudizi. Non posso però nascondere il fatto che la Chiesa cattolica anche da noi non è diversa da quella italiana: chiusa su questi temi".

Zappa distingue una gerarchia su posizioni retrive dalle singole persone, preti aperti, disponibili al dialogo. "Piuttosto è la Chiesa protestante ad essere più pronta all'ascolto, disponibile all'accoglienza di chi ha un orientamento sessuale diverso, anche al suo interno". La Svizzera, comunque, sui diritti degli omosessuali è progredita. "Le unioni registrate hanno rappresentato un passo avanti, accettato dal popolo - continua Zappa - ma ora occorre andare alla ricerca della parità di diritti. Prima di tutto perché non chiamare matrimonio l'unione registrata domestica?”.

Il cambiamento non dev'essere solo nella forma, ma normativo, sottolinea Zappa: "Bisogna puntare ad una completa parificazione per la genitorialità, visto che quando si tratta di bambini, le coppie omosessuali continuano a essere trattate in modo diverso da quelle eterosessuali: ad una coppia in unione registrata sono proibite l'adozione, l'inseminazione artificiale."

Sul tema del matrimonio, don Vitalini è estremamente cauto. "Se molti vivono esperienze di omosessualità in modo superficiale - spiega il teologo -, ce ne sono alcuni, pochi per la verità, che vivono un rapporto di coppia stabile, definitivo, fino alla morte: Esperienze che non hanno dal punto di vista della fedeltà, profondità di sentimenti e della costanza, nulla da invidiare al matrimonio eterosessuale. "Sono queste coppie che ci invitano a riflettere. Meritano tutta la nostra attenzione e rispetto, e sono, anche dal punto di vista sacramentale, da seguire molto da vicino”.

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